Perdere un Bruv e ritrovare la pazienza

Il mare è uno dei pochi ambienti in cui il senso di onnipotenza e l’arroganza dell’uomo vengono sistematicamente ridimensionati.

Da millenni il mare ispira artisti ed esploratori. Il blu, la profondità e l’immensità del mondo sommerso scaturiscono in un’irrefrenabile voglia di scoprire, di esplorare, di spingersi oltre i limiti.

In questi mesi di monitoraggio con il sistema BRUV, anche noi siamo stati colpiti da questa voglia di andare oltre, di esplorare più a fondo.

Esplorare zone più profonde

Il 27 Agosto 2023 abbiamo deciso di andare a calare le nostre telecamere del progetto MABB in una zona al di fuori dall’area di studio; ci spostiamo dalle secche del sotto costa verso il largo per posizionare il BRUV ad una profondità maggiore.

Cinquantadue metri, una distanza breve e facilmente percorribile sulla terraferma che allo stesso tempo può rivelarsi particolarmente insidiosa se considerata come profondità.

Operazioni di cala più difficoltose

La discesa del Bruv avviene alla cieca, possiamo solo affidarci all’ecoscandaglio che ci da un’idea della morfologia degli scogli su cui si appoggerà il nostro strumento ma le cose non sempre vanno come previsto.

La corrente è forte e la cima a cui è legato lo strumento scorre velocemente tra le mani iniziando a rilasciarsi dopo qualche minuto, segno che il nostro sistema di registrazione ha toccato il fondo. 

Leghiamo la boa di segnalazione alla cima e ci allontaniamo dal punto di cala. Passata un’ora ci prepariamo a salpare la nostra videocamera.

Incaglio, maltempo e frustrazione

Tiriamo con forza la cima e alternandoci per fare meno fatica, iniziamo a recuperare. In mare le cose non sono mai facili e riportare in superficie un oggetto di circa 5 kg da più di cinquanta metri di profondità è molto faticoso.

Bisogna vincere la forza di attrito dell’acqua e contrastare la velocità della corrente tenendosi con la barca il più possibile sulla verticale del punto in cui il BRUV si è appoggiato.

Questa volta però durante il recupero abbiamo una percezione diversa dal solito. Mentre tiriamo la corda notiamo che si sposta anche la barca. Abbiamo incagliato!

Il Bruv si è incastrato da qualche parte tra gli scogli a 52 metri sotto di noi… Il vento comincia a rinforzare e le onde  iniziano a diventare più alte.

Dopo diversi tentativi e manovre per disincagliare, decidiamo di lasciar perdere, per evitare di rompere la cima. Segnaliamo con un’ulteriore boa la presenza del BRUV e ci dirigiamo verso terra.

Una perturbazione ci impedisce di tornare subito in mare per effettuare le operazioni di recuepero. Dobbiamo attendere. Una settimana di maestrale ci costringe a osservare le onde infrangersi sulla battigia, impotenti, frustrati e con la speranza che il mare forte non rompesse la corda.

Quello che il mare ci insegna

Il mare è uno dei pochi ambienti in cui il senso di onnipotenza e l’arroganza dell’uomo vengono sistematicamente ridimensionati. Indipendentemente dalle intenzioni che abbiamo nei suoi confronti ci ricorda sempre che non si può avere sempre il controllo di ciò che succede intorno a noi specialmente quando siamo suoi ospiti.

Con il passare dei giorni, il senso di frustrazione e l’impazienza nel sapere se la corda avesse retto la forza delle onde si sono calmate proprio come il mare.

Consapevoli della possibilità di aver perso lo strumento proviamo comunque con un tentativo chiedendo aiuto a Gianni Rodà un subacqueo esperto che nella zona del reggino considerato una leggenda.

La missione di recupero

Gianni si immerge da quando era un ragazzino, quando ancora la subacquea era un’attività poco conosciuta. Negli anni ha accumulato centinaia di ore di immersioni e di esperienza. Gli parliamo del progetto MABB e da vero amante del mare e della sua salvaguardia,  accetta subito di darci un aiuto.

Dopo qualche giorno di attesa il maestrale si placa e siamo di nuovo in mare; dopo venti minuti di navigazione e arrivati a qualche centinaio di metri dal punto avvistiamo la boa che fortunatamente ha retto alla forza del mare.

Arrivare a cinquantaduemetri e ritorno

Gianni Prepara l’immersione e l’attrezzatura in maniera meticolosa, a 52 metri gli errori non sono ammessi e non ci si può permettere di improvvisare. Dopo un breve briefing definiamo i tempi di immersione e la strategia per recuperare il Bruv.

Gianni si immerge molto velocemente, l’acqua sembra essere il suo ambiente naturale. Seguendo la cima a cui è agganciato il BRUV,  in dieci di minuti raggiunge il fondo e la boa in superficie viene strattonata: è il segnale! 

Il recupero

Il BRUV è libero dall’incaglio, un’ancora di ferro abbandonata, usata per tenere in posizione le reti da pesca che ancora oggi vengono calate regolarmente dai pescatori locali sulla secca che stavamo monitorando.

Iniziamo a tirare e dopo qualche minuto la telecamera è finalmente a bordo. Non ci resta che aspettare la risalita di Gianni.

Immergersi  a profondità elevate comporta una risalita lenta e controllata con alcune tappe a profondità prestabilite per eliminare i gas inerti dal corpo ed evitare il rischio di embolie.

Dopo circa 40 minuti, riemerge e da il segnale di ok. Siamo pronti per tornare a terra, impazienti di vedere nella registrazione della telecamera, quali sorprese ci abbia riservato il mare…

Testo Edoardo De Pasquale

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Una risposta

  1. Giovanni Roda’ e senza dubbio il più bravo nella immersione che pratica da adulescente, infatti si sono rivolti a Gianni e hanno recuperato le attrezzature. Giovanni e’ il più convinto che a Condofuri serve un punto di approdo , tant’è che si è fatto promotore di interventi da anni presso gli amministratori che si sono succeduti. Purtroppo la miopia degli amministratori e’ proverbiale e non si è fatto nulla. La darsena determinerebbe anche occasione di sviluppo economico , in un paese dove le occasioni di lavoro sono pressoché nulle. Speriamo che i nuovi amministratori dimostrino una sensibilità diversa dei predecessori ed abbiano il buon senso di affidarsi a Giovanni sensa perdere tempo con tecnici improvvisati che non distinguono una darsena con un porto. Bravo Giovanni

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